Dipingersi il viso è il rituale con cui inizieremo a camminare nella storia del make up.
Quando prendete in mano la vostra spugnetta o pennello che sia (si, è vero, anche le dita) e spalmate delicatamente il vostro fondotinta sul vostro viso, cosa credete di fare?
Ve lo dico io. Vi state dipingendo il viso!
Quando applicate quell’ombretto che vi piace tanto o spennellate le vostre guance con un delicato blush, in realtà non fate altro che dipingere il vostro viso.
Ovviamente esistono modalità diverse per farlo. Alcune donne lo fanno come rituale di bellezza, mentre in altri luoghi sia uomini che donne dipingono il proprio viso in particolari riti religiosi o di guerra.
Molto recente (gennaio 2010) è la notizia che già l’uomo di Neanderthal usava dipingere il proprio viso con pigmenti appositi, a scopo rituali e simbolici. Ricordo, per chi non lo sapesse, che la nostra storia evolutiva non è un continuo diretto con il Neanderthal, che si estinse senza lasciare una linea evolutiva propria, ma l’esempio ci permette di capire come già migliaia di anni fa gli uomini conoscessero l’arte della pittura corporea.
Prima ancora di essere un rituale di bellezza, la pittura del viso è una simbologia utilizzata in tutto il mondo da moltissimi popoli, in circostanze che possono andare dai riti propiziatori alle cerimonie religiose, dai rituali di guerra alle danze folkloristiche. I pigmenti utilizzati, andando indietro con il tempo fino a migliaia di anni fa, erano di tipo naturale: un esempio è l’uso dell’ocra (estratta dall’ematite) con il suo colore rossiccio, utilizzata sia sul corpo che sulle antiche pareti rupestri della preistoria.
Pensate che, circa 60mila anni fa, gli aborigeni australiani erano soliti dipingere interamente il loro corpo, seguendo particolari riti sociali che imponevano colori o forme diverse a seconda del soggetto; anticamente, l’uomo preistorico eseguiva riti propiziatori ben precisi, che prevedevano anche l’uso della pittura facciale a scopo decorativo.
Ancora oggi, moltissimi popoli hanno l’abitudine di dipingersi il viso, soprattutto in occasioni belliche: molti guerrieri usano pigmenti e colori naturali per segnare il viso, usando colori diversi che hanno un preciso significato. Ricordate i così detti “pellerossa”? Il termine utilizzato (considerato non politicamente corretto) pare sia dovuto all’abitudine degli Indiani d’America di dipingersi il volto di rosso durante le battaglie. Anche gli antichi Celti, durante le loro battaglie, si dipingevano il viso, seguendo particolari simbologie.
L’usanza di dipingersi il volto, però, appartiene anche ai rituali religisi: gli attuali discendenti dei Maya, i Lacandoni, sono soliti dipingersi il viso con l’oriana durante i riti religiosi. L’oriana si estrae dall’orellana e il suo colore rosso vivo serve a ricordare il sangue versato dagli antichi sacrifici religiosi Maya.
Guerra, religione, società e bellezza: le motivazioni che spingono l’uomo a dipingersi il viso sono molte e variano a seconda del periodo cronologico e del luogo di origine.
Una volta capito il perché di questa usanza, possiamo iniziare a vedere come e con cosa le prime popolazioni erano solite venerare la bellezza, dando vita ai primi trucchi utilizzati per scopi puramente estetici.
Vi aspetto lunedì prossimo, per una nuova tappa cronologica nel mondo della Storia del Make Up!
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