Puntuale come il rintocco delle lancette di un orologio, dopo una lunga ricerca fra scuole, docenti, opportunità, tra gli aspiranti make up artist dilaga un dubbio atroce: esiste la professione del truccatore?
Il dubbio nasce dalla profonda disinformazione che impera nel settore, ampiamente accentuata da scuole e accademie con certificazioni al limite del ridicolo, corsi di ogni genere, spesso molto costosi, che garantiscono una qualifica che di fatto, non esiste.
Legalmente infatti il truccatore non esiste.
Cosa dice la legge sulla professione del truccatore?
Non esiste un codice ateco per la figura del truccatore. Esso è raggruppato nei lavoratori dello spettacolo, che sono regolamentati dal CCNLS (contratto collettivo nazionale dei lavoratori dello spettacolo). Questo significa che per lavorare devono essere iscritti dal datore di lavoro all’ente previdenziale denominato ENPALS (ente nazionale di previdenza ed assistenza per i lavoratori dello spettacolo) che come l’INPS, garantisce l’assicurazione per l’invalidità, l’indennità di disoccupazione e la pensione. Il datore di lavoro che vuole assumere un truccatore per lavorare nel contesto dello spettacolo (cinema, teatro, televisione, pubblicità, moda, fotografia, eventi, etc.), sia egli dipendente o autonomo con partita iva, deve quindi inquadrarlo al 3° livello del CCNLS e iscriverlo all’ENPALS.
Nel caso in cui un truccatore voglia essere assunto in una profumeria o rivendita di cosmetici, la sua assunzione sarà regolamentata dal CCNL (contratto collettivo nazionale dei lavoratori) con inquadramento al 5° livello-aiuto commesso o al 4° livello– commesso, senza l’obbligatorietà di alcun titolo di studio specifico, in quanto, truccatore o no, egli dovrà limitarsi a proporre, consigliare e testare i cosmetici, attività che non richiede alcun titolo.
A cosa servono allora le Accademie? E le validità dei loro diplomi sono fasulle?
Certamente i diplomi attesteranno che quel dato truccatore ha seguito un percorso formativo di un certo tipo e di una data durata. Fatto non trascurabile. Ma la loro validità a livello giuridico è nulla, in quanto il truccatore non necessita di alcun titolo di studio riconosciuto per poter essere assunto. Gli basterà mostrare il proprio portfolio o dimostrare le proprie abilità.
Questo non significa che frequentare un’accademia o un corso di aggiornamento sia superfluo, certamente imparare le nozioni di base del trucco è importante, così come affinare le proprie innate capacità, conoscere gli strumenti professionali ecc ma il diploma che ne consegue non conferisce un titolo di studio riconosciuto, per quanto abbia al seguito il beneplacito della regione o dell’UE.
Allo stesso modo, corsi di formazione riconosciuti da una data Associazione di Truccatori, non avranno validità aggiunta a ciò che sono. In Italia c’è libertà di associazione e ne esistono svariate composte di truccatori che si pongono come punto di riferimento per gli stessi. Il truccatore non ha però l’obbligo di iscriversi per lavorare nell’ambito del trucco, nè di frequentare i corsi che queste associazioni propongono.
I diplomi conseguiti hanno il solo scopo di attestare la partecipazione del truccatore a quel dato corso, ai fini lavorativi non hanno alcuna discriminante. Che il corso sia organizzato da un professionista con una particolare abilità, da un’accademia o da un’associazione non ha alcuna importanza, il valore dell’attestato non può porre limiti o dare ulteriore valore al di fuori di quello di attestare una competenza acquisita.
Si arriverà mai al riconoscimento della professione di truccatore?
Citiamo un estratto dall’articolo pubblicato su Nailpro con la collaborazione della rinomata truccatrice Stefania D’Alessandro:
“…In Italia, attualmente, esistono due categorie differenti definibili professioni: le professioni protette, che prevedono un albo professionale, e i consulenti professionisti.
Il truccatore non è assolutamente contemplato in queste categorie professionali…”
“…L’istituzione della figura professionale del truccatore come categoria di professione protetta e la creazione di relativo albo è discutibile sul piano formale e concreto. Concetto questo rafforzato dalle sollecitazioni dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia all’eliminazione degli eccessivi albi professionali ritenuti inutili.
Il perché non si renda necessaria la creazione della categoria professionale del truccatore né l’obbligatorietà di un titolo di studio riconosciuto, a differenza di professioni similari come l’estetista o l’acconciatore, è facilmente comprensibile. La pratica del truccatore non comporta l’uso di prodotti (tinture a ossidazione, sostanze acide, etc.) o strumentazioni (forbici, apparecchiature, etc.) potenzialmente critici o che agiscono con alterazioni chimico-fisiche dell’organismo.
Differentemente, l’applicazione del trucco è una tecnica non invasiva, praticata con sostanze accessibili a tutti e adatte a un uso quotidiano. A salvaguardia della salute e dell’incolumità fisica dell’utilizzatore finale del trucco è la legge 713/86 su produzione e vendita dei cosmetici, che garantisce la produzione, distribuzione e indicazioni di utilizzo di un prodotto per il trucco accessibile a chiunque.
Se ne conviene che chiunque possa applicare il cosmetico per il trucco senza poter provocare danni, con la certezza di una sua facile e immediata rimozione. Tutti possono truccare e definirsi truccatori: non esiste alcun parametro o scala di riferimento per un’indubbia e inappellabile attribuzione di titolo professionale. La differenza è solo nella capacità di applicare il trucco e il risultato estetico che se ne ottiene…”
Concludiamo quindi con le parole di Stefania D’Alessandro: “nel senso più generico e colloquiale della parola, definiamo il truccatore un “professionista” della bellezza anche se nel significato più specifico e tecnico il termine “professionista” non ha alcun riscontro istituzionale. L’informazione può fare la differenza.”
Corain Orietta dice
Il vostro articolo è stato molto chiaro però ha aumentato la profonda amarezza che provo in questo periodo. Mia figlia con sacrifici non solo di tipo economico, ha frequentato a Milano un’Accademia di trucco artistico in lingua italiana e una in lingua inglese! Dopo di che , per un paio d’anni, ha lavorato a Milano per un’agenzia che le proponeva lavori con personaggi o aziende famose e si è fatta una buona esperienza. Molti sacrifici e corse dell’ ultimo momento, per poter essere qua e là su richiesta e dal punto di vista economico era l’agenzia ad avere il guadagno più grande. Considerata brava e seria si è stancata di essere sfruttata… ora cerca di fare il suo amato lavoro in autonomia ma non riesce a regolare la sua posizione : vorrebbe fare lezioni di trucco, truccare persone normali ( non dello spettacolo ) e lo potrebbe fare solo con il titolo di estetista 🧐 possibile dedicare 5 anni a corse e sacrifici per non poter fare in autonomia ciò per cui si ha studiato e lavorato? Inoltre ha frequentato un corso parauniversitario sulla cosmetologia per poter approfondire le sue conoscenze sui prodotti utilizzati, completato con un ottimo punteggio. Avreste qualche consiglio utile per superare queste difficoltà ….trovo veramente deludente per una 25 enne dover decidere di andare a far la barista per vivere! Grazie per qualsiasi vostra risposta
Tentazione Make Up dice
Comprendo bene la sua amarezza. Purtroppo la situazione in Italia non gioca a favore dei truccatori. Si faccia consigliare da un bravo commercialista e le dica di non smettere di provarci. Se la sua strada è quella, troverà un modo. Le faccia valutare anche delle agenzie per truccatori. In bocca al lupo!